Lucanero l'artista
Autobiografia in cammino (sulle pendici del Monte della Regina Sibilla)
“… frequentando gli organettisti tradizionali e la loro musica ho capito subito che non potevo limitarmi a documentare
la loro attività. Quello che sentivo dentro era un forte desiderio di imparare da loro a suonare l’organetto, apprendere
il loro repertorio e le loro tecniche esecutive. Il fatto di essere diventato un loro discepolo, da semplice studioso
qual ero, mi ha dato così tanto artisticamente ed umanamente. Da loro ho imparato la strada giusta per fare le cose e
capire le cose facendole".
Questo dicevo ad un intervistatore, qualche anno fa, descrivendo il punto di svolta della mia attività artistica e
della mia vita.
L’Origine
La fisarmonica è stata per me “la” porta capace di collegare il passato, il presente ed il futuro. C'è un episodio
personale emblematico, quando, in seconda elementare alla domanda della mia insegnante, una suora, "chi vuole iniziare
il corso di fisarmonica alzi la mano”, ho subito alzato la mano, senza pensarci troppo, come può fare un bambino di
sette anni. Da quel momento in poi la fisarmonica è diventata una guida, una "via" per risalire lungo le mie radici:
da mio nonno Vittorio Incontri, già "ripassatore" di fisarmoniche e poi costruttore, fino al mio bisnonno Giorgio che
alternava il lavoro in campagna con quello della produzione artigianale di voci per fisarmoniche. Per non parlare di
mia madre, chiamata a suonare a comando per qualche possibile acquirente di fisarmoniche costruite da mio nonno,
fino a mio padre che da giovane aveva lavorato come produttore di voci presso il laboratorio del grande Nazzareno Binci.
Le Marche
Non si può capire la mia ricerca e la mia musicalità senza sottolineare lo strettissimo rapporto che intercorre
tra la mia terra d’origine ed il mio percorso artistico ed esistenziale. Le Marche, hanno alimentato e vivificano
ogni mio passo donandomi gli strumenti per lavorare ed il bagaglio d’esperienze per apprendere. Ho solo cercato,
in tutti questi anni, di restituire alla mia terra il frutto della mia ricerca, effondendo frutti ad ogni stagione
in un continuo divenire poetico-espressivo. Sono certo che il mio cammino non poteva che svilupparsi in questa terra,
per antonomasia terra della fisarmonica. Non dimentichiamo che nella seconda metà dell’Ottocento questa regione è stata
il primo centro di produzione e di commercializzazione dell’organetto nell’Italia centrale e meridionale.
L’eccellenza dei suoi maestri artigiani è stata così eclatante che ancor oggi, nel mondo, tutti gli strumenti
della famiglia delle fisarmoniche sono associati spontaneamente a Castelfidardo ed alle Marche.
La Ricerca
La ricerca etnomusicologica non è mai stata per me uno studio meramente accademico. Anzi nel tempo si
è tramutata in un vero e proprio percorso iniziatico all’interno della cultura della mia terra d'origine.
Gli studi del DAMS, compiuti sotto l'illuminata guida dell'indimenticabile Roberto Leydi, che amo definire
“grande salvatore di cervelli", sono stati un supporto fondamentale per la mia evoluzione. E’ frequentando
il DAMS e Leydi che decisi di iniziare a suonare l’organetto diatonico, lo strumento della tradizione musicale
popolare delle Marche. Oggi la mia ricerca è soprattutto un mezzo per realizzare il mio essere Uomo.
Oso pensare che nella mia figura di artigiano-artista del terzo millennio confluiscano, come in certe
corporazioni medievali di mestiere, saperi tecnici e valori spirituali capaci di polarizzarsi verso un
unico scopo: la ricerca della Conoscenza, la realizzazione dell’essere.
Il Mito
In fondo la mia ricerca somiglia al viaggio del Guerrin Meschino che dopo mille peripezie alla fine
ascende sul “monte analogo” della Sibilla. Spero di riuscire a seguire le orme di Guerrino e di quei
cavalieri della letteratura medievale e rinascimentale che, come spiegato negli scritti di Cesare Catà,
spinti dal desiderio di conoscenza entrano nel regno della Sibilla, riescono a trascenderne l’aspetto
“erotico-dannativo” potendo così cogliere e conservare, riportandola nel mondo dei vivi (quindi facendo
ritorno ad esso dopo un processo di mutamento interiore), quella “sapientia sacra e salvifica” di cui la
Sibilla stessa è depositaria. Il cavaliere compie così un autentico percorso iniziatico: passando attraverso
una morte simbolica rinasce ad una nuova vita, più consapevole. Cercherò anche io di riuscire in questo intento!
Il Presente
Esiste solo il presente, lo hanno detto saggi, filosofi e scienziati. Il mio presente è qui. Ed è già trascorso
mentre leggete queste righe. Mi piace giocare, come un
troubadour giovane ed avventuroso con gli enigmi del tempo.
Cammino come il Matto dei Tarocchi. L'Arcano senza sequenza. Mi accompagna non il morso del rimorso, raffigurato dal
cane che morde alle caviglie. Adesso sono in viaggio accompagnato da uno strumento insieme umano e divino. Misterioso,
iconografico, celestiale, aereo e tuttavia fisicamente tangibile. L'ho recuperato traendolo dal tempo eterno della
storia. L'organo portativo è la mia scala che punta verso il cielo, lo strumento-crogiuolo che raccoglie in sé tutti
gli altri. Questo antico
organetto è una Fenice che rinasce. Uscito dalla pratica musicale già agli inizi del XVI secolo,
scomparsi gli strumenti d’epoca, il portativo è giunto fino a noi solo grazie all’iconografia e partendo da questa sono
stati costruiti in tempi recenti gli esemplari attualmente in uso. E fra questi il mio. Anche di ciò che si suonava con
esso non sappiamo granché. Insomma, il portativo è giunto a noi come un simbolo, il simbolo della Musica. Direi anche
come il simbolo di quella continua ricerca musicale praticata da alcuni maestri del passato, tendente al trascendente
ma in realtà avente come oggetto non la musica liturgica, bensì la musica da ballo e la musica “d’amore”: la musica
della “religione dell’amore”. Anche io ho preso l’amore come mia insegna,
J’ay prins amours a ma devise, come dice
la canzone intarsiata nella parete settentrionale dello Studiolo di Federico da Montefeltro, nel Palazzo ducale di Urbino.
Con l’organo portativo, con questo compagno di viaggio (e con la mia insegna!) intendo proseguire il mio cammino:
con questo organetto antico a canne che riempie di senso anche il mio utilizzo degli organetti moderni, diatonici,
ad ancia libera.