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Roberto Lucanero · ALBUM

Marchigianista: un album e un manifesto


“Marca, Marche, Marchigiano, Marchigianesco, … Marchigianista! Basta con le contaminazioni: è l’ora dell’antropofagia musicale.”

São Paulo, Brasile, il primo maggio 1928, anno 374 dalla “deglutizione” del Vescovo Sardinha, Oswald de Andrade pubblica nella Revista de Antropofagia il suo “Manifesto Antropofago”: da questo successivamente nacque e crebbe il movimento musical-culturale Tropicalista brasiliano. Porto Recanati, Marche, centro Italia, il 18 ottobre 2011, giorno di San Luca Evangelista, decido di pubblicare sul web il mio album musicale intitolato, in onore di quel manifesto poetico e di quel movimento, … Marchigianista!

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Marchigianista in effetti non è solo il titolo di un album musicale. Marchigianista è un manifesto poetico a sua volta, è un progetto culturale, è una filosofia di vita, è, se non un movimento musicale, un gruppo musicale che fa muovere! “L’allegria è la prova del nove” come ripete più volte de Andrade nel “Manifesto Antropofago”. L’antropofagia culturale sta alla base di Marchigianista: nello specifico l’antropofagia musicale, non la vile “contaminazione”. Contaminare vuol dire letteralmente inquinare, sporcare, disonorare. Il contaminare crea una realtà caotica visto che il contaminante e il contaminato rimangono disordinatamente distinti. Mangiare invece significa nutrirsi di ciò che si mangia, significa inglobare, digerire, assimilare, metabolizzare. Il mangiare da vigore e forza, crea ordine, vita.

Mangiare ritualmente il nemico, l’altro, permette di assimilarne e conservarne la forza, la virtù; si trasforma così, definitivamente, il Tabù in Totem.

Pur essendo lontano da noi nel tempo, nello spazio e nei presupposti culturali da cui prende vita, il modernismo brasiliano può fornirci comunque stimoli fondamentali.

La cultura tradizionale marchigiana è periferica rispetto alla cultura dominante di massa (quella della televisione popolare) ma anche rispetto alle culture tradizionali di altre zone d’Italia che sono divenute centrali negli ultimi decenni grazie ad efficaci operazioni di revival in vari ambiti (esemplare il revival della musica tradizionale del Salento).

Con il progetto Marchigianista ho cercato di seguire le orme degli intellettuali brasiliani del secolo scorso per creare una musica che rimanesse essenzialmente marchigiana, saldamente attaccata alle radici, ma che nello stesso tempo divenisse universale, comprensibile ovunque ed “esportabile”. Per far questo ho innanzitutto ridato centralità alla cultura tradizionale della mia terra, le Marche, che spesso nell’immaginario collettivo sono poco più di un “non-luogo”. Sono partito dalla conoscenza e, ove necessario, dalla ricostruzione e rivitalizzazione della cultura tradizionale marchigiana; contestualmente ho operato in modo tale che questa cultura tradizionale, dopo essersi auto-rigenerata, prendesse ulteriore vigore nutrendosi di stimoli culturali e musicali diversi e spesso lontani.

Ho iniziato percorrendo l’asse temporale passato/presente all’interno del territorio per scegliere il materiale su cui lavorare: canti e balli tradizionali, mie composizioni ispirate alla musica tradizionale o musiche contenute in manoscritti del passato, testi popolari o d’autore, miti, leggende, fatti storici poco conosciuti avvenuti nelle Marche. Ho percorso poi l’asse spaziale interno/esterno per realizzare arrangiamenti e improvvisazioni che partissero dalla musica tradizionale marchigiana ma che attingessero anche da altre fonti, da fonti internazionali: il rock progressivo, il jazz rock, il folk revival francese e anglo-americano, la musica latino-americana.

Anche la scelta degli strumenti musicali utilizzati ha seguito le stesse linee guida del repertorio e degli arrangiamenti, sintetizzando tradizionale e moderno, acustico ed elettrico. I miei mantici (la fisarmonica e l’organetto) e la mia voce danno vita al fuoco centrale di Marchigianista attorno al quale ruotano la chitarra folk, la chitarra elettrica ed il contrabbasso di Francesco Tesei, il basso elettrico di Leandro Scocco e la batteria di Mauro Mencaroni (storico batterista degli Agorà, gruppo jazz rock marchigiano che negli anni settanta fu conosciuto ed apprezzato a livello internazionale).

Le fondamenta poetiche di Marchigianista e della sua voracità musicale possono essere trovate quindi negli scritti di Oswald de Andrade. Ottime chiavi interpretative possono essere alcuni enunciati dell’intellettuale brasiliano: “il lavoro contro il dettaglio naturalista – per la sintesi; contro la morbosità romantica – per l’equilibrio geometrico e per la rifinitura tecnica; contro la copia, per l’invenzione e per la sorpresa” ( dal “Manifesto della poesia Pau-Brasil”); “l’allegria è la prova del nove. […] Contro la Memoria fonte del costume. L’esperienza personale rinnovata” (dal “Manifesto Antropofago”).

1



Sibilla

Saltarello

Moresca

Paroncina

Caronte

Scottish

Castellana

Preludio meccanico

Valzer di notte

Se amor non fusse

Le Rondinelle

La Bure

Madonna de Rambona

Piruli

La Morte

Valzer della fortuna


Sibilla


(Testo e musica di Roberto Lucanero)

Roberto Lucanero: fisarmonica e voce
Francesco Tesei: contrabbasso
Leandro Scocco: basso elettrico
Mauro Mencaroni: batteria


La cultura marchigiana è in parte cultura sibillinica.
Attorno alla mitica figura della Sibilla, profetessa e regina della montagna, si sviluppa la cultura tradizionale marchigiana più profonda. Non solo nelle zone prossime ai monti Sibillini ma in gran parte delle province di Ascoli Piceno, Fermo e Macerata, la Sibilla è ancora viva nella memoria.
Il brano è musicalmente in stile rock progressivo pur essendo realizzato attorno al suono tradizionale della fisarmonica. Il testo è scritto seguendo il metro denominato “la zingaresca” che secondo alcune fonti fu inventato da Cecco d’Ascoli e che veniva utilizzato per esprimere profezie. Descrive l’incontro iniziatico con la Sibilla “tutta adornata e bella”.

Dedico questo brano a Marco Foppoli, grande artista, illustratore ed araldista. E’ lui l’autore dell’illustrazione di copertina: “Sibylla Reyna”. Marco è l’unico non marchigiano ad aver lavorato a “Marchigianista”: è quindi marchigiano onoris causa e sicuramente … marchigianista!


Testo:

Dimmi savia Sibilla,
tutta adornata e bella,
dov’è la mia famiglia
per favore.
Sono un buon cavaliere,
far guerra è il mio mestiere,
vengo a te per sapere
chi son io.

Per sapere chi sei
pensa a quello che sai,
cerca cose che hai
già vissuto.
Quel che il tempo ha celato
la tua gente ha patito,
scopri nel tuo passato
chi sei tu.



Saltarello


(Tradizionale)

Roberto Lucanero: organetto e voce
Francesco Tesei: chitarra folk
Leandro Scocco: basso elettrico
Mauro Mencaroni: batteria

Il Saltarello è il ballo tradizionale marchigiano più importante. Secondo la leggenda era questo, in origine, il ballo delle mitiche Fate, ancelle della regina Sibilla, e furono proprio le Fate ad insegnarlo agli uomini.
Il Saltarello che abbiamo suonato in “Marchigianista” è quello della Valle del Musone: è il Saltarello di casa nostra!
In questa esecuzione rimane fuori il tamburello tradizionale per far spazio alla batteria ma nello stesso tempo rientrano, dopo 150 anni, gli strumenti a corda (pur se moderni), suonati in maniera funzionale al ballo e non solo accessoria.


Testo

Lo benedico lo fiore de riso
Boccuccia ridarella demme un bagio
Boccuccia ridarella demme un bagio

Boccuccia ridarella demme un bagio
Moro contento e vado in Paradiso
Moro contento e vado in Paradiso

In Paradiso ce vedemo cara
Se non ce stamo be’ venimo fora
Se non ce stamo be’ venimo fora

In Paradiso cara ce vedemo
Se non ce stamo be’ ce ne partimo
Se non ce stamo be’ ce ne partimo



Moresca


(Musica di anonimo del XVII secolo, elaborazione di Roberto Lucanero)


Roberto Lucanero: fisarmonica
Francesco Tesei: contrabbasso
Leandro Scocco: basso elettrico
Mauro Mencaroni: batteria


Elaborazione di un brano presente in un manoscritto inedito del XVII secolo, di autore ignoto, conservato presso la biblioteca Planettiana di Jesi (An).
Il ballo che stilizzava lo scontro tra cristiani e saraceni oggi diventa, almeno idealmente, un brano di incontro tra culture mediterranee in stile world music.



Paroncina


(Tradizionale)


Roberto Lucanero: fisarmonica e voce
Francesco Tesei: chitarra folk
Leandro Scocco: basso elettrico
Mauro Mencaroni: batteria


Ballo tradizionale in passato diffuso a Senigallia (An) e nell’entroterra senigalliese. Il brano è tratto dal repertorio di Mario Amici e del gruppo folk La Damigiana di Monte San Vito (An). In questa versione il testo della Paroncina diviene una sorta di inno al libero amore che si sviluppa per mezzo di un dialogo, durante la confessione, tra un libertino impenitente ed un frate, dapprima severo poi indulgente e complice.


Testo:


Te la voglio cantà’ la Paroncina
Sotto la coccia della maggiorana
Sotto la coccia della maggiorana
Quattro parole te dirò stasera

Quattro parole te dirò stasera
Quell’altre te le digo domattina
Quattro parole te dirò stanotte
Quell’altre te le digo domà’ nnotte.

La prima volta ch’io me confessai
Dal padre cappuccin predicatore
La prima cosa che m’ha domandato
M’ha domandato s’io faceo ll’amore.

Io j’arisposi padre confessore
Non ero nato ch’io faceo ll’amore
Io j’arisposi padre confessante
Non ero nato ch’io ci aveo ll’amante

Lu’ m’arispose ma figliolo caro
Se non lasci l’amor sarai dannato
Lu’ m’arispose ma figliolo mio
Se non lasci l’amor tu lasci Iddio


Io j’arisposi padre confessore
Meglio dannato ch’io lasci l’amore
Io j’arisposi padre confessante
Meglio dannato ch’io lasci l’amante

Lu’ m’arispose va in nome d’Iddio
L’amor lo fanno tutti lo fo anch’io
Lu’ m’arispose va in nome dei Santi
L’amor lo famo noi tutti quanti.

Non se po’ più cantà’ la Paroncina
Che l’Arciprete ci ha messo la pena
Lu’ ce l’ha messa io la voi levare
Sempre la Paroncina voi cantare

Lu’ ce l’ha messa io la voi levare
Sempre la Paroncina voi cantare
Lu’ ce l’ha messa io la levarìa
Sempre la Paroncina canterìa.




Caronte


(Testo e musica di Roberto Lucanero)


Roberto Lucanero: fisarmonica e voce
Francesco Tesei: contrabbasso
Leandro Scocco: basso elettrico
Mauro Mencaroni: batteria


Caronte è il mitico pirata marchigiano naufragato in epoca imprecisata nel litorale di Civitanova Marche (Mc) presso il torrente che, ancora oggi, da lui prende il nome: il Fosso Caronte.
Nella prima parte della canzone ripropongo la leggenda tradizionale: la nave fantasma di Caronte riemerge dagli abissi quando appaiono i fuochi di Sant’Elmo durante la notte dei Morti, il 2 novembre. Se i pescatori gettassero le reti in quell’occasione non pescherebbero pesci ma soltanto le ossa dei morti in mare.
Nella seconda parte descrivo un’ipotetica figura storica del pirata, prendendo spunto in generale dagli scritti di Sergio Anselmi, grande studioso della storia dell’Adriatico e dei pirati “adriatici”. La musica è di sapore latino-americano, caraibico: sancisce una sorta di gemellaggio ideale tra i pirati dei Caraibi e quelli dell’Adriatico.


Testo:


Oh marinà’, fermate là,
sono Caronte el grande pirà’,
vivo nel fondo del mare
e salgo su solo se
la notte dei morti appare
la luce de Sant’Ansè’.

Quando me vedi, non calare le reti
o in questa notte senza segreti
pescherai teschi e ossa rotte
di uomini persi nel mar,
sfiderai troppo la sorte
e non potrai più tornar.

Non sono uscocco né barbaresco,
sono il pirata marchigianesco,
questa è la costa mia
e quando navighi qua
devi lasciarmi la via
o ti farò naufragar.

Sublime Porta o Santo Seggio
in mezzo al mare io li dileggio,
corro con la mia galea
fino a che il cielo vorrà,
salgo con l’alta marea
poi torno giù sotto ‘l mar.

Democrazia, antinomia
egalitarismo ed anarchia:
porto con me la mia idea
utopia di libertà
fino a che la Nera Dea
con sé mi riprenderà.





Scottish du Lion


(Musica di Roberto Lucanero)


Roberto Lucanero: fisarmonica
Francesco Tesei: chitarra elettrica
Leandro Scocco: basso elettrico
Mauro Mencaroni: batteria


Il leone è l’emblema araldico di Recanati, città dalla quale provengono i Lucanero.
Amo particolarmente questo simbolo tanto da farlo raffigurare nella mascherina del mio organetto.
Al leone re degli animali, al leone araldico, al leone alchemico e a tutti i leoni è dedicata questa mia scottish che suoniamo in versione pseudo-reggae!




Castellana



(Tradizionale)

Roberto Lucanero: organetto e voce
Francesco Tesei: contrabbasso
Mauro Mencaroni: batteria

Assieme al saltarello è il ballo saltato più diffuso nelle Marche Centrali. Qui è in versione da trio acustico con organetto, batteria e contrabbasso che suona con l’archetto nello stile dei “violoni” e dei “rebeconi” tradizionali marchigiani;

Testo:

A mmezzo al mare ci sta bella ma ‘na viola
Non ce se po’ passare bella per quanto odora
Per quanto odora e là
Per in su per in giù per in qua per il là
E quando la mamma raccoglie l’ortiga
Suppe la riga la fa camminà
Non ce se po’ passare
Cara Ninella core de mamma
Per quanto odora

Dije a lo marinaro bella ma che la leva
Se passa lo mio amore bella me s’innamora
Me s’innamora e sì
Canta lo gallo la notte e lo dì
E do’ che lo nido l’ha fatto la merla
Do’ che lo gallo fa chicchirichì.
Se passa lo mio amore
Cara Ninella core de mamma
Me s’innamora

‘Mmezzo lo petto ci hai bella ‘na cerqua tonna
Come ce la vorria bella batte la ghianna
Batte la ghianna o là
Per in su per in giù per in qua per il là
E quando la mamma raccoglie l’ortiga
Suppe la riga la fa camminà
Come ce la vorria
Cara Ninella core de mamma
Batte la ghianna

Come ce la vorria bella batte la ghianna
Non ce la lasceria bella manco ‘na fronna
Manco ‘na fronna e sì
Canta lo gallo la notte e lo dì
E do’ che lo nido l’ha fatto la merla
Do’ che lo gallo fa chicchirichì
Non ce la lasceria
Cara Ninella core de mamma
Manco ‘na fronna





Preludio Meccanico


(Musica di Roberto Lucanero)


Roberto Lucanero: organetto
Leandro Scocco: basso elettrico
Mauro Mencaroni: batteria

Il Preludio Meccanico nasce da una sorta di “paradiddle” che faccio da sempre per gioco, fin da quando ero piccolo.
Eseguo questo brano prima del “Valzer di Notte”: il mio gioco + il mio valzer …




Valzer di Notte


(Musica di Roberto Lucanero)


Roberto Lucanero: organetto
Francesco Tesei: chitarra folk
Leandro Scocco: basso elettrico
Mauro Mencaroni: batteria


Gli organettisti tradizionali hanno di solito un repertorio molto limitato: balli saltati tradizionali e qualche ballo di coppia chiusa, tra i quali un valzer non può mancare. Questo è solitamente composto dallo stesso suonatore che vi esprime compiutamente il suo stile, la sua tecnica, a tal punto che il brano diventa emblematico del suonatore stesso. Esiste infatti il Valzer di Armindo, quello di Gino, eccetera. Questo valzer può essere definito il Valzer di Roberto: è il mio cavallo di battaglia, è il valzer con cui, in ambito tradizionale, vengo identificato.




Se Amor non fusse


(Testo di Olimpo da Sassoferrato, XVI secolo, musica di Roberto Lucanero)


Roberto Lucanero: fisarmonica e voce
Andrea Mei: tastiera
Francesco Tesei: contrabbasso
Leandro Scocco: basso elettrico
Mauro Mencaroni: batteria


Sullo splendido testo di Olimpo da Sassoferrato, poeta marchigiano del XVI secolo, ho scritto una musica originale.
Frate ma anche amante delle donne ( … che fosse lui il frate confessore della Paroncina!?!), Olimpo scriveva testi d’amore che spesso cantava accompagnandosi con strumenti a corda. Nei libri di scuola è considerato un autore “minore” perché scriveva con un linguaggio semplice e pieno di marchigianismi: proprio questa “nuance” dialettale (come la definiva il grande poeta anconetano Franco Scataglini) lo fa diventare per me, ovviamente, un autore “maggiore”.
Olimpo è il padre di tutti i “Marchigianisti”!
La tastiera, nella registrazione, è suonata da Andrea Mei, storico ex fisarmonicista e tastierista dei marchigiani The Gang, gruppo fondamentale del folk rock italiano.
Penso che Andrea sia uno dei migliori musicisti marchigiani in circolazione, lo ringrazio infinitamente per la sua partecipazione amichevole a “Marchigianista”.



Testo:

Se amor non fusse el mondo non sarìa
et gli uomini sarìan come animali,
nisciuno non farebbe cortesia.
Se amor non fusse con suoi archi e strali
in poco tempo el mondo mancherìa
perché una volta siam tutti mortali.
Però seguendo amor dolce et da bene
multiplicando el mondo se mantene





Le Rondinelle


(Testo tradizionale, musica di Roberto Lucanero)


Roberto Lucanero: organetto e voce
Francesco Tesei: chitarra folk
Leandro Scocco: basso elettrico
Mauro Mencaroni: batteria


Testo tradizionale che veniva cantato a “batoccu” da pastori originari di Arcevia (An). Su questo testo, che mi è stato trasmesso senza essere cantato, ho scritto una musica originale.
Con “Le Rondinelle” solitamente apriamo i concerti di “Marchigianista”.


Testo:

Le rondinelle che per mare vanno
E tutte quante lo vanno dicenno
La donna è la rovina de lo monno
Ma chi donna non ha la va cercanno

La donna è la rovina è la rovina
Ma chi donna non ha cerca e cammina
La donna è la rovina è la rovina
Ma chi donna non ha cerca e cammina




La Buré


(Musica di anonimo del XVII secolo, elaborazione di Roberto Lucanero)


Roberto Lucanero: organetto
Francesco Tesei: chitarra folk
Leandro Scocco: basso elettrico
Mauro Mencaroni: batteria


Elaborazione di un brano di autore ignoto presente in un manoscritto del XVII secolo, conservato presso la biblioteca Benincasa di Ancona. Il manoscritto è conosciuto come “L’intavolatura di Ancona”, essendo appunto un’intavolatura per tastiera.




Madonna de Rambona


(Testo e musica di Roberto Lucanero)


Roberto Lucanero: fisarmonica e voce
Francesco Tesei: contrabbasso
Leandro Scocco: basso elettrico
Mauro Mencaroni: batteria


Il brano è dedicato alla memoria di Ageltrude, principessa longobarda figlia di Adelchi di Benevento che andò in sposa al marchese Guido dei Vidoni di Camerino. Guido fu consacrato imperatore dell’Impero Romano d’Occidente nell’891. I Vidoni non vengono molto studiati nei libri di storia, probabilmente perché la loro vicenda, se approfondita, aprirebbe scenari inquietanti per la storiografia ufficiale. Quel che è sicuro è che furono una dinastia imperiale di origine franca ma “italiana” e marchigiana.
Ageltrude fece costruire un’abbazia a Rambona, presso Pollenza (Mc), in un sito in cui era già presente un tempio dedicato alla dea Bona.
Nelle Marche i culti e le presenze soprannaturali di divinità o entità femminili sono da sempre predominanti. Basti ricordare la Madonna Nera, Bona, Cupra, le Fate e la Sibilla.

Ringrazio Marco Graziosi, in arte Marco Pugacioff, studioso di Ageltrude e illustratore. Marco mi ha donato consigli, informazioni e mi ha insegnato ad amare l’Imperatrice. E’ grazie a lui se la Gloria di Ageltrude risorgerà.

Dedico questo brano ad Elisabeth de Moreau d’Andoy, anche lei illustre marchigiana d’adozione, anche lei, per noi marchigianisti, Gloriosa Imperatrice.


Testo:


“Oh Madonna de Rambona
dove sta la tua corona,
principessa de Benevento
se tu ridi so’ contento,
oh gloriosa imperatrice
questo core che te dice,
Agertrude tutti quanti
noi con te andremo avanti.

E quando poi scenderà la sera
e la tua stella risplenderà
davanti agli occhi la tua figura
nei nostri cuori l’immensità”.

Tu che nobile sei nata
sotto il noce sei cresciuta,
in ostaggio al Saracino
hai covato il tuo veleno,
poi tuo padre hanno ammazzato
e il convento hai preferito
ma l’amor di un cavaliere
ti ha portato su all’altare

è Guido il marchese di Camerino
che imperatore diventerà,
a lui sarà unito il tuo destino
e devoto il cor per l’eternità.

Se il tuo amore ha eterno foco
la fortuna dura poco,
presto muore tuo marito
e ti assedia un rinnegato,
che punisci con furore
lui e il papa traditore,
ma anche il giovane tuo figlio
morto torna al suo giaciglio.

Gertrude mia madre addolorata
fuggisti il mondo e la sua viltà,
nuova memoria ti sarà data
e la tua gloria risorgerà.






Pirulì


(Tradizionale)


Roberto Lucanero: organetto e voce
Francesco Tesei: chitarra elettrica
Leandro Scocco: basso elettrico
Mauro Mencaroni: batteria


Ballo gioco, filastrocca e canto per bambini diffuso tradizionalmente nella zona attorno a Cingoli (Mc).
Da quando abbiamo iniziato a suonarlo nei festival dedicati alla danza tradizionale, il Pirulì è diventato una vera “hit” tra gli appassionati. E’ stato utilizzato in corsi di danza dedicati ai bambini in varie regioni d’Italia ed è stato anche tradotto, simpaticamente e goliardicamente, in altre lingue!
In onore della sua nuova dimensione internazionale abbiamo suonato e arrangiato questo grande inno marchigianista strizzando l’occhio a sonorità tex-mex.


Testo:


Pirulì, que c’è da cena?
Pirulì, c’è l’insalata;
Pirulì, non l’hai lavata:
Pirulì, te la mangi tu!

Pirulì, que c’è da cena?
Pirulì, c’è le patate;
Pirulì, non l’hai capate:
Pirulì, te le mangi tu!

Pirulì, que c’è da cena?
Pirulì, c’è i pomodori;
Pirulì, per me n’è boni:
Pirulì, te li mangi tu!

Pirulì, que c’è da cena?
Pirulì, un coniglio arrosto;
Pirulì, per me l’è troppo:
Pirulì, te lo mangi tu!

Pirulì, que c’è da cena?
Pirulì, c’è una gallina;
Per quanto sei carina,
Pirulì, te la mangi tu!






La Morte


(Tradizionale, elaborazione di Roberto Lucanero)



Roberto Lucanero: fisarmonica e voce
Francesco Tesei: chitarra elettrica
Leandro Scocco: basso elettrico
Mauro Mencaroni: batteria


Canto tradizionale elaborato ed arrangiato in versione rock. Il brano è tratto dal repertorio dello storico gruppo di autentici portatori della tradizione musicale marchigiana “Pitriò’ Mmia” di Petriolo (Mc).

Dedico questo brano alla memoria del grande petriolese Giovanni Ginobili, poeta, marchigianista “tout court”, etnomusicologo: il primo di tutti, il più fecondo di tutti, il più bravo di tutti.


Testo:

Vado pe’ li stradoni e vado a spasso,
‘ncontrai la Morte e me disse: “Do’ vai? “
‘ncontrai la Morte e me disse: “Do’ vai?
Pensa ch’è giunta l’ora di morire!”

“Morte, famme campà’ ‘n altri tre giorni
famme fa’ pace co’ la bella mia,
se co’ la bella la farò la pace,
tanti danari te li donarìa.”

“La Morte no’ li prende li danari
Perch’essa no’ la te’ la mercanzia,
se essa li pijasse li danari,
più ricca de la Morte, chi sarìa?...”






Valzer della Fortuna


(Musica di Roberto Lucanero)


Roberto Lucanero: organetto
Mauro Mencaroni: batteria


Un brano meditativo e lirico che chiude l’album. Un insolito duo organetto e batteria, come se gli altri se ne fossero già andati.

Dedico questo brano finale e tutto l’album alla mia famiglia, a tutti i marchigiani di Marca, a tutti i marchigiani d’Italia (con un abbraccio particolare per i Rascioni di Trieste), a tutti i marchigiani del mondo!



Francesco Tesei


chitarra folk ed elettrica, contrabbasso

Talento emergente della musica marchigiana, passa con disinvoltura dalla chitarra al contrabbasso esprimendosi sempre in maniera originale. I suoi due strumenti sono anche il simbolo delle sue due anime: quella rock e popolare, la chitarra, quella classica e colta, il contrabbasso. Attualmente suona con l’Orchestra Giovanile della fondazione Pergolesi Spontini di Jesi, collabora con il giornalista e scrittore Giancarlo Trapanese e con l’attore Michele Salvatori.



Leandro Scocco


basso elettrico

Esperto di elettroacustica, ideatore e costruttore di impianti di amplificazione e di strumenti musicali, musicista versatile, Leandro vive la musica in maniera totale. Come bassista ama spaziare tra i generi: dalla musica contemporanea (Luca Miti) alla canzone d’autore (Raffaele Mazzei), dal folk (Roberto Lucanero) al jazz-rock (Engine Ring).



Mauro Mencaroni


batteria

Musicista leggendario del panorama musicale marchigiano, Mauro è il batterista degli Agorà, storico gruppo di jazz-rock. Con gli Agorà ha registrato i seguenti dischi: Live in Montreaux (Atlantic 1975), Agorà 2 (Atlantic 1976), Ichinen (in corso di pubblicazione). Da sempre Mauro è attivo come musicista “on the road” in tutto il mondo, sia al fianco di cantanti italiani di fama internazionale, sia come leader di formazioni jazz, R&B, fusion .



Andrea Mei


tastiera in Se amor non fusse

Storico tastierista e fisarmonicista dei Gang, rimase nel gruppo al fianco dei fratelli Severini dal 1988 al 2000 tanto da essere considerato universalmente il “terzo Gang”. E’ ora attivo come autore di canzoni (per i Nomadi ad esempio), compositore di musiche per il teatro (Rosa violata e Capelli al vento con l’attrice Rosetta Martellini), musicista e session man, produttore discografico. Del 2006 è il disco in coppia con Lorella Cerquetti dal titolo Animali Nudi e firmato “Lorelai & Doct. Mei”.